Addio.
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Folle è il sentimento d’amore:
dapprima
tenero e dolce
t’accoglie nel calore
delle sue braccia,
poi, d’improvviso
ti scaglia lontano
come fa il mare colle sue
più piccole gemme.
Vaghi sperduto in un vento gelido
opprimente come il palpitare
del cuore tuo ferito
oramai solo e gemente
per questa imprevista
ed inspiegabile realtà ch’ora
avanza calpestando
l’intensa ed insopportabile
afflizione tua.
Rimani così,
fragile, attonito
nell’attesa del ritorno
buttandoti alle spalle
alla venuta di ogni sera
l’ombra di un giorno senza vita
poiché il pianto di cui brillan
gli occhi tuoi
mai nessuno potrà consolare
se non Amore. |
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Amico vento.
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E torno a te,
col pianto negli occhi,
torno al tuo abbraccio
senza corpo,
mi lascio carezzare
dal tuo sospiro
che dolce,
mi asciuga il viso.
Naufrago nel suono
della poesia,
e cerco nella tenerezza tua,
Amico Vento,
il coraggio per accettare
la triste verità affiorata
dal buio dell’illusione
dipinta in un orizzonte d’amore. |
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Malinconia.
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Come la sera
che sovviene al giorno
giunge silenziosa
avvolta in un'impalpabile
strascico di ricordi
e, dolcemente posa
le sue candide e sottili
mani sulle tue:
le dita magicamente s'intrecciano
come il tempo che è stato
con quello che ancora dev'essere.
E si aprono le danze:
leggiadra ti conduce pei meandri
sperduti ed oscuri dei sentimenti
sempre volteggiando, instancabile;
il suo velo di volta in volta
ti accarezza ferendoti
fino all'abbandono
completo delle forze.
Poi, dolcemente com' è arrivata
ti abbandona lasciandoti,
naufrago nel dolore. |
Non più speme.
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Disperazione nell’animo mio:
cancella il mondo intorno,
maschera il cuore,
soffoca le ultime grida
dei sentimenti;
nel tornado di pensieri ignoti
compiere meccanicamente
azioni vitali ed
abbagliati dall’insopportabile
luce del buio
chiudere gli occhi
per perdersi
nell’infinità dello sconosciuto,
abbandonare la realtà
cercando freneticamente
sollievo nella fantasia
e sbarrare lo sguardo atterriti
scoprendo di non poter più
sognare. |
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Ombra del trascorso.
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L’alba si confonde
Coi colori della notte,
inesorabilmente cupo
il suo manto ti riveste,
il tempo, consapevole del tuo supplizio
continua abile la spietata tortura
e tu resti triste schiavo
di quell’attimo che fu:
Vivi cristalli piangenti
Mischiano luci e colori di emozioni
Rievocano immagini remote, mai perse,
frammenti obbligati a non assopirsi.
Urli senza voce il tuo bisogno di compagnia,
Lei, ti asciuga lieve il pianto
Ma dopo aver assaporato
Il dolore degli occhi tuoi
Si eleva, beffarda speranza,
a cercare più sicuro sostegno.
Lacrime impastate di rabbia
Si raccolgono ora in ruscelli che,
sempre più impetuosi e folli,
si riversano nella tua mente sperduta
carichi di pensieri incomprensibili
intrisi d’odio ed amarezza.
E corrono, fuggono dalla realtà,
saltano il dolore, evitano i ricordi,
giungono tremanti sulla soglia del nulla;
paralizzati attendono e ascoltano:
la melodia del cuore,
il fuoco delle ferite,
i brividi dei sentimenti;
così esausti,
si nascondono in un’estasi colpevole,
cullati dal fragile eco del domani. |
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