Un giorno sentii un pianto straziante in una
canzone,
poi un giorno lo sentii da una persona di fronte
a me,
da una donna come la prima volta,
un giorno piansi come loro e sentii dolore nel
lacrimare,
quegli umidi rivoli erano come lame sulle mie
guance,
stavo imparando a soffrire;
il singhiozzo, il cuore in gola che pulsa
e toglie il respiro,
sentire il male fisico nel pensare,
nell'essere al cospetto di qualcosa
che ti fracassa la mente,
affrontare coi sentimenti ciò
che uccide i tuoi sentimenti,
urlare piangendo il tuo dolore,
cercando una speranza così lontana
da farti provare le vertigini,
trovarti talmente spaesato
come se la tua anima riecheggiasse nell'universo;
un pianto indescrivibile,
non comparabile con incisistenti capricci,
una negazione dell'essere,
del vivere, del naturale esistere;
un pianto, quanto di più naturale è
per un neonato,
è, invece per un uomo indice di quanto
lui soffra;
pianti che sono reazione a qualcosa
che ti lascia le cicatrici dove le lacrime
sono come sangue che sgorga dalle labbra
di una profonda ferita,
copioso ed inarrestabile;
i tuoi occhi lucidi di fronte alla morte della
speranza,
le tue lacrime incapaci di lavare via il dolore,
il tuo sguardo assente, il tuo destino che prende
il sopravvento.
Dedicato a tutti quelli che ho visto piangere. |