Parole.
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Le parole si afferrano di sfuggita
cadono leggere come piume
e quando si posano non fanno
rumore. A volte si disfano
decadono penosamente
marciscono come le ultime
foglie d'autunno.
Guardala quest'aurora:
la festa delle parole
che dicono salvezza
che dicono: glicine respira |
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Vite.
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Sii una sillaba
male pronunciata
Una metafora malriuscita
un canto adolescenziale.
Tanto chi sbaglia non paga
che chi la dura non la vince.
Guarda il mondo che forse
è tutto sbagliato, guardalo
se puoi da un altro lato
Tanto i conti non tornano
e il morbo impazza tra
le contrade e tra gli
spazi virtuali,
tra i fregi degli altari
ma che importa tutto questo
all'uomo questa scimmia
minacciata dal buco nell'ozono. |
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Soffio.
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Pallido
un soffio di vento
ci sfiora;
crepitano gli alberi
nel bosco
avvolgendo
di tenera estraneità
l'atmosfera
quando la gemma
fiorisce. |
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Oblio.
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Fatemi dimenticare città, nomi, desideri
di uomo: fatemi crescere e rifiorire
fate che io emerga solitario dal vuoto,
dal fondo dei pensieri più bui
Fatemi dimenticare il teatro
d'ombre della vita, la sua pena,
le lunghe transumanze d'idee
Gli anni trascorsi in vano
Fatemi risorgere vi prego
dalla sostanza oscura della vita
dal crogiolo dell'informe
che ci accolse al di qua del tempo. |
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Sguardi.
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Guarda oltre la polvere
dei sentimenti che ti
tengono prigioniera.
Di le parole che sai
poche e semplici
poche e profonde.
Schiudi il tuo cuore
alle trasparenze,
raccogli gli sparuti segni.
Sì una parola pronunciata
a mezza bocca sii lieve
come una brezza marina
cammina e risali,
brucia le scorie
del passato che t'opprime,
scavalca il tuo riflesso
d'ombre. |
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Desiderio.
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A te
infinito
che mi avvolgi
e io sempre
a un'infinita
distanza da te.
A te che incombi
fino a schiacciarmi
e io che non posso
raggiungerti
mai.
Dedico il mio
silenzio. |
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Guarda.
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Guarda l'ombra lunga
che non ti si stacca dalle suole
e imbratta i soliti androni
le piazze e le aree sosta.
Non vedi: i mercanti
non hanno mai abbandonato
il loro tempio, ci hanno messo radici.
Nessuno cattura più
il sorriso sghembo delle aurore
la crudele allegria dei volti
lo sguardo profondo degli indigenti.
Ti ho visto aspettare con le
tue labbra di naufrago,
solcare fuggiasco questo oceano grigio.
Hai raccolto i frammenti più preziosi
ne hai fatto la carne viva per la tua parola.
Ma il verso che promette salvezza
non ferma la corsa del tempo
né la mano feroce dell'assassino
Il verso è solo una forma d'oblio
uno splendido naufragio.
Ci resta solo l'eco spenta
delle lontananze, l'intrigo delle
metafore che non conoscono legge
e la forza sognante
di quest'assiduo soliloquio. |
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Poeta.
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Ecco un tempo rubato alla vita,
una schiera d'istanti inseguiti
inutilmente, un incrocio
di destini che dicono strani. |
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Radura.
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Questa dispersa radura di parole
tra le parole, questa distesa
di cose oltre le cose,
questo universo di
di soli che aprano ai soli
e a prospetti di tramonto.
Qui il ricordo si sfoglia finché
non resta che un altro ricordo
e tutto il resto ne è offuscato. Vedi
la neve nera sulle pagine e i versi
queste sbarre tra noi e il mondo
e ti senti dire: la lingua è
un carcere aperto
dove non esiste
fuori nessuno. |
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Il giorno.
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Fuggono veloci i pensieri
s'attorcigliano come spirali
fino a confondersi tra loro.
Ogni cosa al suo posto
ci diciamo, la vita
faccia il suo corso.
Meglio non guardare
per ora l'orizzonte
non vedere le nubi
che s'alzano maestose.
Non è tempo.
Passeranno altre notti
ma il giorno verrà inaspettato
senza annuncio a sradicare
la radice antica dell'odio
che ci incatena sul fondo
che ci trattiene. |
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Futuro.
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La profezia si è spenta
la poesia è muta
la musica è un urlo
Dio non c'è nel nuovo caos
né lo spirito si libra più
su questi abissi di senso
nessuno a guidare l'esodo
verso le nuove forme.
a prometterci la terra
Siamo tutti sul palco
straccioni sporchi
insozzati del sangue
versato e ancora
e ridiamo. |
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Ricerca.
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Per quanto tempo
mi avete cercato
per quanto tempo
avete interrogato
la mia assenza
Vagavo
Ora che sono arrivato
non riconosco più
i volti, sbaglio i nomi
Non vedo niente che mi
somigli in questa palude
dove tutto si è fermato. |
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Verità.
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Non cerco altra
verità che quella
dei giorni, scarna
ed essenziale.
Non cerco un senso
ma una trama sottile di ragno
che da sé lo produce.
Spesso cado nel vuoto delle masse
informi, nella vastità crudele degli universi
di cui sono una figura sbiadita.
Una pagina sbiadita
è il mio discorso
una speranza tradita
un fuoco ormai spento.
Salto il fosso
e non sprofondo più
tra le sabbie, leggo i segni
e mi dico:
"chi ci sparse la terra sull'ossa
e riprese tranquillo il cammino,
giunga anch'egli stremato alla fossa
con le nebbie del primo mattino |
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