Nell’abbraccio caccio dentro lo spazio tra me
e te.
Annullo la lacerazione,
desidero presenze poco assenti, meno strumenti
e più colori.
Ho perso una lettera dell’alfabeto, chi me la
restituirà, non so,
dovrò prenderla con la forza o l’astuzia?
Fingere o essere, antico dilemma,
sentire sensi risentiti per lo più, irati
o già visti.
La C del cuore, persa in profili sempre inquietanti
per il loro rapido volo fugace,
non più presa nella ripetizione ma in
un atto unico che lascia poi perplessi.
Annientare lo spazio e colmarlo di dolci sapori,
sentirsi per un po’al sicuro in un abbraccio
non più di sola brace.
L’irripetibilità del felice atto magico,
voglio sovvertire.
Contro la corrente che mi riporta in quello spazio
delimitato,
dove sono contenuti sentimenti di mente,
mentre quelli del cuore sono andati chissà
dove
le tracce riemergono, di sangue rosso e vivo,
indelebili nel sogno, invadenti,
testimoniano scomodamente i predatori volanti
o le esche avvelenate o le recite nei recinti
o il desiderio d’amare un po’ senza noia e fretta.
Io faccio giochi di prestigio:
Nella distanza mi alimento
Nella distanza mi mento. |
Rumori disordinati
magie di sparizione
è il caos che ordina
un giovane bambino.
Il suo regno sconfinato,
dove tutto ricopre,
altri posti,
mai definiti,
mai finiti,
dentro al nostro adulto ordine
apparente. |