Raccolta poesie di:

   Francesco Gheza


Indice della raccolta:

 
Di fronte a te donna. Unico celestiale affogo incanto. Tra effimero e sublime.
Azione e contemplazione. Paura dei miei ricordi. Il sorriso.
Se donna tu sei. Più non riguardo sublimi orizzonti. Aspettando una notte serena.
Viaggiare nel tempo al passo con Dio. Il tempo della speranza. Aggrappato alla dolcezza d'un sogno.
Nuovo orizzonte dell'amore 

 

Di fronte a te donna.

Un casto pensiero di fronte a Te donna
non son più capace di porlo indolore;
un fremito sento se m’appari in sorriso,
idoneo non sono a trattenere il sospiro.

Assai lieve sentivo nel tempo passato
la voglia di stare in tuo tenero abbraccio:
il divino pensiero raffrenava la brama,
in ascetico modo ti tenevo a distanza.

Ma ora in disparte dai devoti pensieri,
non più al riparo dell’ascesi celeste,
d’istinto son tratto a guardare Te donna,
d’impulso mi volgo per cogliere assenso.

Però non riesco a tentarti normale,
non sono capace di pormi per primo:
anch’io sospiro il gesto di Eva,
ma le Eve attuali son solo ai bordi di strada?

Quante sociali convenzioni si danno all’amore,
lo tengono stretto a due cuori soltanto:
si ripaga in cultura ciò che era d’istinto.
Di fronte a Te donna di me stesso son schiavo!
 




Unico celestiale affogo incanto.

Questa voglia di stare in estasi d’amore
senza più ritorno al desiderio infranto;
questa pazza idea che l’apice amoroso
possa mantener suo corso senza posa

s’infrange ognora con sua dolente presa:
pronta vorrei te donna, sposa o amante,
non solo ad acquietar momentanea brama,
ma pure a trasmigrar entrambi in cielo.

Mentre lo spasmo acuto del piacer sì forte
proietta stretti i corpi in durevol viaggio…
No! Non più accasciarmi di te prima
ma sostener l’incanto oltre tal confine.

Non ci sia ritorno da un amplesso solo!
Uno soltanto eterno in esclusiva sorte
senza più fatica dell’un appresso all’altro:
unico celestial affogo in perpetuo canto!

Questo è l’Eden dell’immaginario umano,
questa è la forma illusa di noi terreni!
Credo sia soltanto DIO in questo stato:
l’infinito Eiaculator d’ogni temporanea vita!

Questa la certezza mia di virtuale sogno:
uno ed uno solo amplesso dolce eterno,
piuttosto che rinnovar ricerca ansiosa,
piuttosto che star nel dubbio del consenso.

Tu soltanto, Dio, hai questo Amor supremo!
Tu soltanto, Dio, hai questo potere eccelso!
Tu soltanto, Dio, in amplesso solo eterno!
Questa è la sublime forma di tua distanza!




Tra effimero e sublime.

Tra effimero e sublime
la vita umana scorre.
Ciascuno sta dentro questi binari;
sempre, anche quando si ha la certezza 
di stare più vicino al sublime: illusione!
Oppure quando si ha la sensazione
di stare più vicino all'effimero: delusione!
Intanto la vita sta sull'onda:
questo è ciò che conta!



Azione e  contemplazione.

Ci sono momenti nei quali ciascuno
vorrebbe trasgredire l'impegno di vita,
sottrarsi al fluire degli eventi irrequieti,
ritrarsi in disparte nei propri pensieri.

Ma più grande desiderio si prova talvolta
di sostare nel silenzio della notte serena,
provare a ritrarsi dall’irrefrenabile vita,
senza patire il rimorso di quest'ozio ideale.

Il tempo del disimpegno, solo in me stesso,
mi rimorde talora come l'assillo esteriore:
non capisco, non comprendo come troppe persone
credano di vivere entrambi senza stupore.

M'attira in un tempo una quieta contemplazione;
m'affascina tal'altra la novità in proiezione;
eppure l'una e l'altra m’inquietano un poco:
ed io soffro l'alternarsi dell’una e dell’altra.

Azione e contemplazione, mi domando: cosa sono?
Contemplazione ed azione: come viverle insieme? 

Nella contemplazione di Dio coglievo armonia,
eppur l’ho sfuggita aspirando all’azione!

Continuo a restare in questo effimero gioco!




Paura dei miei ricordi.

In alcuni anni appena trascorsi
ho avuto paura dei miei stessi ricordi;
ora senza timore li osservo sereno,
perché non m’opprime l’ansia interiore.

Anche solo il ricordo in attento pensiero,
pur solo l’immagine verso fulgide mete
turbavano forte la mia vita corrente:
angustia m’offriva la meta stroncata.

Rifugio mi  era nel rimorso assopito
affrettarmi alla sera nel sonno precoce,
sperando clemenza nel giorno futuro,
rigettando pensieri ancora struggenti. 

Ora senza l’assillo li riporto a me stesso
perché scaduta è la pena ad essi legata.




Il sorriso.

Splendido limpido sereno,
il sorriso così si mostra
come l'anticamera accogliente
della benevolenza gradita.

Vi entri con la dolce speranza
di trovare benigna accoglienza;
vi entri con la bramosia
di tentare un contatto sicuro.

Bello è uno splendido sorriso
quando spontaneo sembra condurti
nei pressi d'una gioia profonda:
ricambialo, qualcosa si trasforma.

Se entri e non trovi ciò che t'aspetti
non pensare ch’esso sia stato vano,
certamente almeno un dono ha lasciato:
ti ha portato nel cuore pur lieve un sussulto.




Se donna tu sei.

Quando ti vedo in sorriso,
provo uno sprazzo di gioia;
quando ti colgo in tristezza,
si attenua in me l’allegria.

Chiunque tu sia in questo animo alterno,
non riesco, non voglio restarti in contrasto;
chiunque tu sia ad incontrarmi per caso,
non rimango straniero al tuo passaggio.

Quando ti vedo in dolore,
vorrei pormi in soccorso;
quando ti colgo in letizia,
sorrido dentro me stesso.

Chiunque tu sia a guardarmi un momento,
in quell’attimo stesso un po’ m’appartieni;
chiunque tu sia a ricercar mio contatto,
già un po’ sei entrato nel mio orizzonte.

Però, se donna tu sei, in quest’animo alterno,
in più intensa maniera provo queste emozioni.




Più non riguardo sublimi orizzonti.

Più non riguardo sublimi orizzonti,
più non m’avvolgo dentro me stesso.

Scacciavo i pensieri volti alla quiete,
pensandoli vacui, di vita incolore.

Rimorso provavo per l’esistenza pacata,
sereno il mio corso non volevo fruire.

Ma che cosa volevi rimorderti dentro?
Pensavi al sublime come assillo costante?

Qualunque esistenza ha suo fascino lieve,
qualunque percorso è pur degno di vita.

Più non riguardo eccelsi traguardi,
come fossero soli entro lo sguardo divino;

più non m’addentro nei devoti sentieri:
anch’essi son lievi, di umano lignaggio.

Tutto l’effimero sta dentro il creato,
tutto sublime ed eterno lui scorre.

Che sia pace o tormento,
sempre dono è la vita!




Aspettando una notte serena.

Ci sono momenti nei quali ciascuno
vorrebbe trasgredire l'impegno di vita,
sottrarsi al fluire degli eventi importuno,
ritrarsi in disparte senza un ruolo preciso.

Ma più grande desiderio si prova talvolta
di sostare nel grembo della notte serena
senza soffrire il rimorso di stare in disparte,
senza sentire il dovere della propria presenza.

Ma il tempo trafigge anche questa pulsione,
ti richiama severo all'usuale sentire;
un alterno cammino ti rimette sull'onda:
devi ancora aspettare un'altra notte serena.




Viaggiare nel tempo al passo con Dio.

Quando il pensiero di DIO invadeva il mio cuore
nella maniera sacrale del messaggio di Cristo,
nessuna incertezza mi sorprendeva in timore.

Quando sostavo fervente nell'immaginario divino,
con lo sguardo proteso al suo sublime mistero,
nessuna inclemenza raggelava il mio sguardo.

Un solo pensiero, un solo cammino;
una sola speranza, una sola certezza:
viaggiare nel tempo al passo con DIO.

La libera mente da ogni profana intenzione;
il cuore sempre assorbito in divini pensieri:
effluvio dolce sublime nel sacrario devoto!

Non sentivo il bisogno che sopraggiungesse la notte
per distendere un velo sopra le tracce del giorno.

Non smarrivo l'incanto d'un nuovo mattino,
pronto a viverlo forte con la stesso fervore.

Non mi buttavo solerte nel letto impietoso
nella sola speranza che il giorno a venire
non mi recasse nei pressi d'una pena maggiore.




Il tempo della speranza.
Quante speranze si frantumano col tempo!
Quante baldanze si rigenerano nel tempo!

Vorresti essere talvolta ciò che non sei;
oppure ritornare a ciò che sei stato.

L'uomo determina il tempo e lo misura,
ma il tempo condiziona l'uomo e lo situa.

Situazione temporale dell'oggi ieri domani:
ciascuno alternamente ad essi si rivolge.

Timore sicurezza, delusione speranza:
trascorre il tempo con le nostre emozioni.

Mutano le situazioni e ti senti te stesso;
non variano le condizioni e ti senti diverso.

Stabilità certezza, mobilità alternanza:
l'una e l'altra talvolta vorresti fissare.

Ora la speranza rivolgi al tempo passato
e ritieni tu debba riproporlo di nuovo.

Ora la speranza proietti al tempo futuro
e confidi esso debba guidare il tuo corso.

Mai l'uomo può, in anteprima sicura,
trattenere per sè una certezza imperitura.




Aggrappato alla dolcezza d'un sogno.
Ti ho dolce sognata questa notte!

Nel sogno ho provato tenerezza profonda,
nel sogno ho vissuto una realtà diversa.
Questa notte sei stata amorevole e dolce,
nella realtà rimani schiva e sfuggente.

Un dono insperato nella onirica notte
m'hai offerto diverso dal tuo solito modo:
sei stata tutta diversa, dolcissima forte.

Ma il tormento del giorno assillo s'è fatto:
ma tu eri questa notte sinceramente te stessa?
Durante il tempo del sogno, reale pur esso,
eri tu stessa ad offrirti con sincera passione?

Certo ora che sono in disparte molto pensoso
intorno al sogno vissuto nella tenera notte,
m'accorgo sempre deluso quanto sorte è diversa:
tu non sei stata  mia, quando io ho voluto.




Nuovo orizzonte dell'amore.
La speranza d'un tempo è giunta al traguardo,
ha concluso il suo corso lasciandomi dentro
una vita normale come nuovo stendardo.

Non è più la certezza d'una fede vissuta
dentro il pio contorno della vita devota
ma in scena più ampia che ascesi rifiuta.

In questo orizzonte del nuovo cammino
ho raccolto vincendo tormenti e rimorsi
il suono avvolgente del profano violino.

Or rivedo i miei giorni della vita passata
in ricomposta e serena visione a distanza:
il sacro non morda la strada ormai avviata!

Ma che cosa è entrato nella mia esperienza
a ridare chiarezza alla convinzione profana
fuori dal comodo letto di devota credenza?

La vincente novella che non solo il sacrale
ma anche il profano ha suo sublime valore:
basta che tutto si viva con sguardo dell'amore!



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Data di pubblicazione 18/11/2000 - Ultimo aggiornamento 22/8/2001  
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