Raccolta poesie di:

Alessandro Ansuini


Indice della raccolta:


 
 
Il volo e la caduta. Fauci. Linguaggi.
Clandestini. La disciplina scostante. Dipingendo un cerchio nero.
In parole. L'arredamento.
 

Il volo e la caduta.

Fuori dondolano ombre.
Le sue gambe sono le mie ali aggiunte, in un volo impossibile.
Lasciamo il mare accoglierci, il mare, in volo, senza ali.
La caduta è una logica assurda, essenziale, primitiva.
Le mie ali, le tue gambe.
Mentre fuori dondolano ombre.
Nel pieno pomeriggio, lambendo con il pensiero il sorriso della sera.
Una camera sfrenata, attendendo la dolce apocalisse spandersi.
Alla fine fissiamo il freddo, fuori dalla finestra.
Respirando. L’autunno. Che. La. Stanza. Inonda. Bruciando.



Fauci.
La sera è un grigio e giallo pastello, immobile,
fumoso, e ogni singolo paradiso ha il suo angelo infelice 
che cammina a piedi scalzi, e disubbidisce, ridendo, 
ogni colore è intrappolato nella sua definizione, 
ogni espressione contenuta da un unico volto,
tutte le finestre sembrano incorniciare vecchie affacciate
come tetri quadri di natura morta e l’apparenza
ha smesso da tempo di ingannare, convincendo al primo sguardo.
( quella musica antica che nessuno ascolta più…..)
Bisognerebbe dimenticare la buona educazione 
del chiedere le cose e al tempo stesso essere più gentili.
La sensazione di qualcosa di confuso e crudele che divora,
senza sosta, uomini di tutte le forme e grandezze, 
città e fiumi, albe e sentimenti.
Tutti i colori annientati.




Linguaggi.
Il sole di Settembre stende il suo velo 
sulla pianura e innesca un'alba di sentimenti,
vago in preda a vertigini donate 
dal movimento di gambe e foglie 
e lune e coloro di sensi le immagini rubate
ai complicati ingranaggi della terra, 
tagli di scene azzurro e bianco fra i precipizi dei palazzi
e le grida dei bambini da cui tutto ha avuto inizio, 
squarci gialli e verdi di macchine e vestiti, 
il viola e il celeste di alcune stragi di cielo, 
la luna paziente, dita lunghe e sottili mormoranti carezze mai ricevute
e la bellezza decadente del sorriso di certi fiori,
lingue di colori da imparare e tramandare in alfabeti,
sensazioni mai educate, sentimenti a profusione e istinti,
l’idea di omicidio scatenata da uno scatto di nervi, 
e un respiro lungo e profondo come il tempo,
come la spina dorsale dell’oceano.
Vago in preda al panico.
Stati paralleli di allucinazione e sentimento in caduta libera,
e l’assenza contemporanea di entrambi.




Clandestini.
...E l’alba ci sorprese intenti a mordicchiare in nostri sogni…
come dita di una mano…
tremavamo al lucore di una candela…
incerti come le prime del luci del giorno…
il respiro morbido della notte…
un immenso abisso privo di profondità…
eravamo precari come cose lasciate in bilico…
fragili come pagine ossidate dal tempo…
non consideravamo né passato né futuro…
solo un tempo presente allungato come…
l’ombra di un cipresso…
noioso come un lavoro manuale…
incapaci di apprezzare il ripetersi di certe scene...
nauseati dall’obbligo di dover scegliere…
pianificare…
incerti come le prime ombre del giorno…
tremanti come luce di candela…
cauterizziamo il dolore…
ogni paradiso di tristezza…
siamo solo frasi ripetute all’infinito…
che perdono di significato…
graffiando la schiena…
della luna e oltre..
la vostra lucida e perseverante…
follia azzurra…



La disciplina scostante.
La pallida impotenza del regno della carne
sorride alla curva dell’arcobaleno dei sensi.
La giovinezza nello sguardo che desidera,
e trova se stessa in un’immagine sempre diversa, al di fuori di sé.
In fondo perdersi dentro qualcun’altro
è l’esperienza più dolce che possa capitare di dover sopportare.
Sappiamo dove comincia, sappiamo dove finirà, 
comprendiamo lo sfiorarsi, comprendiamo la dissolutezza e il distacco,
ma le elevate schiere dei sensi ci impongono una disciplina scostante.
Nonostante debba cessare, non c’è motivo per non farla essere,
seppure per un tempo definito, non c’è motivo per non farla sembrare,
anche dopo che essa è passata, e non ci appartiene più.
La vita è un sogno negli occhi di chi ti sta di fronte.
Non esisti esistendo, e sparisci persino nel ricordo.



Dipingendo un cerchio nero.
Fra il primo e l’ultimo abbandono, nel mezzo, 
una serie scostante di futili isterismi, di impazienze nervose,
di illusorie conoscenze e una cauta distribuzione di baci,
ingannandoci dolcemente cullati dall’apparente scorrere del tempo.
Possedere è far sparire.
Poi puoi consolarti con il rosso,
non comprendere mai assolutamente niente
e credere che una serie di numeri 
possa riempirti la giornata.
Il cielo grigio, una volta spalancato,
ti cancella il sorriso con una mano gelida.
La realtà, la prima che vi viene in mente, 
è decrepita, nonostante gli sforzi di qualcuno
per farla apparire sempre giovane, nuova.
I bambini sanno a cosa ambisco.
Una immacolata ignoranza, una incorruttibile perdita di coscienza,
il non sapere mai né il dove né il quando, e sapersene stupire.
Didascalica parata allucinata di retoriche che si rincorrono 
senza fine nel sorriso colmo di un cerchio nero.



In parole.
Sei stata uccisa dinanzi al mare, 
dove l’azzurro si fonde simile a due mani giunte, 
in prossimità dell’orizzonte.
L’eclissi porpora allagò la scena di sangue.
Il tuo sguardo morbido come un massacro silenzioso di soli.
Un tempo eri carne.
Sei divenuta un’opera gentile e inaudita.
Non fosti mai in salvo fra le mie braccia, e termini qui, in parole.
Questi fiori non moriranno mai...



L'arredamento.
Quali sono le mani che afferrano
Quali quelle che lasciano
Chi muove i fili e come decidere
I volti di cui fidarsi
Quali sentimenti preferire e quale
La maschera da indossare
Poiché siamo in balia del vento
E non sappiamo distinguere i colori e le forme
Di una trama troppo grande
Da poter considerare in una sola volta
Poiché l’occhio cela ciò che non vede
E conosciamo una sola prospettiva
Per valutare tutte le situazioni.

( Parliamone
discutiamone
cerchiamo di far passare il tempo
decidiamo cosa pensare )

Quali sono i denti che lacerano
E quale la carne che non cerca dolore
Nei viali solitudine e superficialità
Ogni casa una scatola con dentro
Una famiglia di insetti
E quali sono le scelte che migliorano
Cosa significa indipendenza
Quanto dura la felicità
Ogni volto assomiglia troppo a un vetro
Dietro il quale ti vedi passare
Come un fantasma muto e orrendo
Che interpreta un ruolo sbagliato
Non riconoscendo nemmeno
La propria voce.

( Il tuo volto non ti appartiene
il tuo corpo affittato
le tue voglie nascoste e banali
che ti fanno tirare avanti )

Quale senso dare alle parole
Quale il peso da sopportare
Quale corpo cadrà all’apice della danza
E come ne usciremo
Muoviamo insulsi passi recitando
Parti disgustose proiettando
Ombre rosse di scheletri su pareti marce
E soffochiamo.

( Puoi sempre desiderare una stella
 se non fai ancora parte dell’arredamento ).



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Data di pubblicazione 7/3/2001
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