La salina.
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Sento di riflesso
l'assalto del tempo.
Ne scorgo le bellicose istanze
attraverso la coltre
impietosa
che brama la bianca distesa di sale. |
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La rivolta.
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All'ombra di militanti egregi
dipingevo la mia ribellione
come se l'attesa fosse un punto di partenza.
Un stazione di campagna
rugosa e deformata
distante da me
rabbrividito insultavo.
Verrà il momento
urlavano, ciechi, loro
indipendenti.
Ancora arida campagna
palazzo di menzogne
l'innocente incubatrice
della fede.
Dove finisce questa strada bianca?
Dove porta
il rumore
distinto solfeggiare
eterno dei guerrieri. |
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Etica e capitale.
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E' un fulmine
un universo
pedissequo riversarsi
di lampi morbosi
inconcludenti
poveri.
Ognuno cerca di stupirci
commerciando.
Nel frastuono
indifesi amanti
perdono la loro vita. |
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La passeggiata per il corso.
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Per la strada
occhi neri.
Ancora di corsa
sudati due manovali
si inchinano ad un sacco di cemento.
Sguardo sulla vetrina di una camiceria
solitario
un venditore di salumi
passandogli vicino.
Sguardo impreciso su una piazza
che si apre veloce
fra i tetti vermigli,
sguardo felice ancora
appisolato un cane, libero.
Sguardo su un paesaggio che si prepara
alla sera con ansia
indefinita.
Vicine due massaie
si abbracciano quasi
camminando le guardo. |
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I neri ingannatori.
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Con le vaste menzogne
fra le nudità colossali della madre.
Come pensate
con queste menzogne
di renderci vili?
La paura si mostra accorta
rimane sorpreso
il misero grembo. |
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La montagna.
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Da tremila metri
schiacciato in un sepolcro di neve
vedo le diversità
di un paesaggio roccioso
che sotto di me
disegna indisturbate
da millenni
solchi e gobbe
potenti segni di forza. |
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Limiti.
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Ansia che rompe l'opposizione
dimenticando di essere sola.
Illude, avvilisce, vince
ogni volontà
pensando di nutrire.
Uscire non si consente
ad alcuno.
Si sconta muto
ogni piccolo sguardo
oltre il fossato. |
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Voce ipocrita.
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Poche parole di solitari
che non hanno occhi
ne viso per salutare.
Sibilando nelle loro case
uguali di fango
tornano. |
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Sulla sera.
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Ti canterei dei lucidi metalli
persi fra le onde
al largo nello spazio blu.
Del potente legno che mostra
la virilità dell'uomo
spargendosi.
Sulla spuma ribelle
un gabbiano si distende,
naviga nella corrente la flottiglia
calando la sera.
Sgretolato momento di pace
ti marca l'ultimo sole
preparandosi al trapasso
sulle colline affettate da fecondi passi.
Vento passeggero
che attraversa il viso
di ritirarsi ancora è giunto il momento. |
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