E non basteranno tutte le metafore
E tutte le figure poetiche e retoriche
Che l’ uomo conosca
Per smascherare le insidie
Delle parole e dei numeri.
E a nulla servirà cadere in ginocchio
Davanti alle icone di santi bambini
E martiri anacoreti
Per rivestire di luce sfavillante
Le forme avvolte nel buio.
Nemmeno erompere in furia iconoclasta
O dissolvere nel malto fermentato
Le grida dell’ agonia
Significheranno più qualcosa quando
giorni
E secondi e ore non avranno più
senso.
Ma allora perché, pur ansanti e stanchi
E accecati e offesi,
continuiamo a calpestare le pianure di silenzio
che si stendono tra la mente e il cielo?
Perché continuiamo a procedere a tentoni
Nella stanza nera,
scivolando sugli angoli smussati delle forme
impalpabili
che con le mani tocchiamo e non tocchiamo?
Vorrei fossero le mie viscere a rispondere
Vorrei che il mio sangue divenisse voce,
la mia pelle fremito, le mie ossa respiro
ed ascoltare così,
divenuto ormai vento tiepido,
l’ ineffabile suono della Rivelazione. |