To the battlefield.
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‘Il tempo passa ‘ dice il barbuto
e le onde arrivano sulla spiaggia
senza clamore di tuono
Ero arrivato alla città del riso
e già ho l’ordine di partire
lontano, lontano
Chissà se ritornerò mai qua
se apriranno mai il portone
e allenteranno le catene del ponte
‘Le cose cambiano’ dice il barbuto
col vento che gelato soffia
e svelle i castelli del nuovo
Non conta fossi pieno di gioia
così già devo pensare
lontano, lontano
La corrente trascina via
e non posso nemmeno lottare,
mi faccio trascinare in silenzio
‘La gioia ritorna’ dice il barbuto
e il suono caldo della tua voce
mi arriva dentro
Guardo oltre gli scogli, oltre il mare
ma ancora sei
lontana, lontana. |
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Cinque tempi per un suicidio.
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La vecchia corda è arrivata
per tenere insieme corpo e anima
e con colore anonimo ha attirato
occhi chiusi in pareti oscure
C’è sempre una vecchia corda contorta
che tiene insieme i pensieri lontani
e diversi
mentre i piedi sono bagnati
La vecchia corda arriva sempre
nel momento sbagliato del giorno sbagliato
si presenta con l’animo di unire
la mente al mondo delle cose
Quando si avvolge attorno al collo
irrora di nuovi sogni e nuovi pensieri
e il dopo non è mai così chiaro
come in quel momento
La vecchia corda si srotola e svolge
le mille poesie di anime
che l’hanno incontrata
anche quelle che ha succhiato
dal cuore dell’ultima vittima. |
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Terre.
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La Plastica è condotta nella notte
verso di te, attutita
e la mano ferma della notte
arriva verso di te, zittita
Ho guidato nella musica e nel ritmo
per notti e notti, cercando
per terre e mari il lontano istmo
perduto del pirata, scrutando
lontano la luce azzurra e rossa,
il timore stretto nei liquori
per pensare, saltare e gridare di grossa
‘Piede a terra, signori!’
Ma tutto si distrugge
Come il marinaio celebrato
Cercavo la nuova terra
Ma arenato su una spiaggia incantata
Liscia e sconosciuta e amata
“Piede a terra, signori!”
felice di scendere le labbra
e benedire. Ma la ciurma
sia avvicina, le lame in mano. |
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Il viaggio microbo.
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Senza informazioni arrivarono i Re
per seguire il suono di un sole
alto sugli schermi notturni
Accesero i loro fuochi nel freddo fangoso
di ricerca di un sapere, così
oscuri nel rimorso dell’usato scranno
Un delirio
accendeva i loro sensi?
E richiamava lontane fanfare di follia
in vista di nascita e morte?
Tuttavia quel sole, soddisfatto, nacque
e ancora, in tanto tempo tocca atteso
le nostre case
i nostri nastri
i nostri viveri
e i nostri averi
E, al nostro sangue, disegnato in aria sottile
rimane
solo
da vivere cercando un’altra morte. |
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Posto Insaniam.
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Ora, se gridano sprezzanti per le strade
Ora, se grattano gli occhi alle verità
E tremano, scoreggiano e ruttano
Ai passi lenti, meschini, dei lamenti
Nello sciroppo del cuscino
e negli intarsi delle piazze
comunque ora, padroni della parte,
si aggirano liberi in scena
e, ora, da perdenti vincono la partita
con lingua di Sfinge, i vestiti alle scarpe
e puntano le opinioni e le parole
e gli altri ribelli, nei loro palazzi,
li guardano, nella loro stilo blu. |
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Così non eri mai stata.
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Non eri stata mai così luccicante
come nella posizione del tradimento.
E la tua pelle brillava di riflessi
televisivi, percorsa dalle labbra nude
e i tuoi seni, coltelli bianchi e tesi,
ingoiati in un gioco diverso
accecato di tanta luce
felice, curioso e rovente
su una terra, tornata patria
Non eri stata mai così luccicante
come in quella penombra, di vuoto.
E mi hai stordito a baciarti
le gambe tese, aperte ad accogliere
e chiuse a perdermi
nel segreto di te
accecato di tanta luce
ti ho trovata tesoro nascosto
e infuocato di pericolo
Così non mi eri stata mai
Luccicante. |
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Martian and Martha.
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Ti ho vista un’immagine
nello schermo miope
eri lontana, e mi parlavi in silenzio
Nel buio ti ho sentita riflettere
e parlare
in difetto, in difetto
Hai agitato le labbra in tempesta,
le mani a comporre segni sconnessi,
alla mia mente, dispersa nel silenzio
Nella luce ti ho vista pensare
e parlare
in difetto, in difetto
Il bicchiere sdraiato sulla sedia
aspettavo e ricamavo punti in cerchio
la mente volava nel silenzio
Sullo sfondo mi hai visto
restare
in difetto, in difetto. |
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Il mio amore per te.
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Restituiscimi le dita!
Restituiscimi le dita!
Il labirinto dei tuoi zigomi affilati
le ha nascoste e inviate con i fuochi
in Asia, quando si alzano vedo il terreno
e il ricamo solare del tuo viso cubista
e la mappa delle acque prosciugate dalle mosche
La tua spalla seconda bombarda
poi i miei brividi e precipito
sul campo liscio e poi curvo pensando a
lontane comete bianche
avaria di canali spinali
Richiama i miei occhi!
Bianchi uomini e bendati con i polsi
legati camminano per strada
passeggia per strada in compagnia di un cane
guida e una lampada
anche il tuo petto lontano dal bla bla bla
dei cervelli esplosi dispersi in sabbia
ricordi d’amplesso in cristalli di Pompei
e il tuo ventre danzante sul mio piano zero
emerge tecnologico
sulle parole dell’apostolo. |
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