Giovanni
Battista Moroni
(1523-1578)
Note biografiche
Le fonti
finora conosciute sono scarse di notizie sulla vita del Moroni, ma se si
completa quel poco con le date e con le firme dei suoi quadri si può
stabilire con sicurezza quanto segue :
Giambattista Moroni nacque nel 1523 a Bondo presso Albino in vicinanza di Bergamo. Egli stesso si firma in due quadri come « Pit. Albin. » (II magistrato. Brescia) ed « Alb. » (II Vedovo, Dublino) ;entrambi indicano quindi Albino come sua patria, essendo allora Bondo aggregato a questo Comune. La famiglia, dalla quale discende, sembra sia stata di condizioni assai modeste. Venne mandato ancor giovane a Broscia da Alessandro Bonvicino, detto « II Moretto da Broscia », per l'apprendimento dell'arte. Nel 1549 fu nuovamente in Albino e dipinse alcune stanze nel Palazzo Spini, in una delle quali si vedono : « molti capricci alla cinese, paeselli, puttini ed animali diversi » ed in un'altra « un gruppo di puttini che sostengono Io stemma gentilizio di quella casa » (Tassi). Il Moretto muore nel 1554 e dell’anno 1553 è un disegno datato del Moroni ricavato da due figure di un quadro sacro del Moretto (Copenhagen, Museo Reale). Si può dunque ammettere che egli era ancora alle dirette dipendenze del suo maestro. I primi ritratti di sua propria mano sono degli anni 1553 e 1554, ed anch'essi mostrano una diretta derivazione dal Moretto, benché la maniera speciale del Moroni si presenti già completamente espressa. All’anno 1557 appartiene il ritratto della Badessa Lucrezia , distinta vedova bergamasca che fondò e presiedette un convento in Albino. In seguito abbiamo un gruppo di quadri che fino a poco tempo fa si trovavano tutti a Trento: il quadro sacro datato 1558 — Santa Chiara — ed un altro — i quattro Padri della Chiesa e la Madonna — entrambi ancora oggi in S. Maria Maggiore a Trento — e due ritratti a figura intera dei Fratelli Ludovico e Gian Federigo Madruzzo , i quali furono venduti in America nel 1907.Si può dunque pensare in relazione con questi lavori ad un soggiorno del Moroni a Trento. Rapporti fra la scuola pittorica di Brescia ed i committenti trentini esistono già prima di quest'epoca, poiché anche il Romanino, maestro del Moretto, lavorava per l'Arcivescovo di Trento, avendone decorato il palazzo con affreschi. Che Moroni abbia avuto ancora altri maestri oltre il Moretto non è stato affermato da nessuno. E neppure si può pensare a viaggi di breve o di lunga durata oltre a quelli di Brescia e di Trento. Soltanto a Venezia i suoi quadri devono essere pervenuti abbastanza presto, poiché da tutti i suoi biografi viene raccontato il seguente episodio : Un ricco bergamasco di Casa Albani voleva farsi fare il ritratto da Tiziano, ma questi gli indicò il suo compatriota Moroni, osservando che se voleva avere il suo ritratto « al vero », egli sarebbe stato ritrattato dal Moroni egualmente bene ed anche meglio. Dopo di ciò quel gentiluomo si fece ritrattare dal Moroni e ne derivò — secondo il Tassi — una delle sue più belle opere. Presumibilmente questo episodio cade fra il 1560 ed il 1565. Anche funzionari del governo veneto durante la loro permanenza a Bergamo ordinano i loro ritratti al Moroni e li portano poi nella loro patria. Un esempio sarebbe il ritratto di Antonio Navagero , il quale deve essere stato da tempo antico in possesso veneto e poi passato alla Brera. Sulla vita del Moroni durante tutto il tempo della sua maturità artistica — dal 1558 al 1576 — noi sappiamo soltanto ciò che si può dedurre dalla serie dei suoi ritratti e dei suoi quadri sacri e cioè: egli ebbe incarichi da famiglie distinte di Bergamo e molti lavori per le chiese e pei conventi della città e dei paesi dei dintorni. I molti lavori di minor pregio nello stile del Moroni — ritratti come pure quadri religiosi od allegorici, questi ultimi certamente in minor numero — fanno ammettere Inesistenza di una bottega e di una scuola del Moroni discretamente attive e frequentate. II Tassi nomina fra gli scolari un Giovanni Battista Moneta che ha una maniera simile a quella di G. B. Moroni, diversa soltanto per una tinta più tendente al giallo nelle carnagioni. Inoltre sono nominati: Giampaolo Lolmo, morto nel 1595, Francesco Zucco e Carlo Ceresa. Il Moneta, che ha le stesse iniziali del nome come quelle del maestro, è forse Fautore di certi ritratti firmati G. B. M. dipinti in modo piuttosto arido e senza fantasia, i quali erano stati sinora attribuiti allo stesso Moroni e ciò non senza qualche ragione in quanto la firma — con le sole iniziali — non lasciava almeno apparentemente sussistere nessun dubbio. L'ultimo lavoro del Moroni è il gran quadro del Giudizio Universale nella Chiesa di Gorlago; il Tassi ne cita testualmente il contratto, che parla di un quadro dipinto ad olio su tela, largo braccia 8 1/2, alto braccia 9 1/2; il prezzo importa 180 scudi d’oro pagabili in tre rate. La seconda di esse fu, anziché alla Pasqua del 1578, pagata il 7 gennaio, e di ciò sembra essere stata causa una grave malattia del maestro, ed infatti egli morì il 5 febbraio 1578, certamente senza aver completato il quadro. Esso fu ultimato da un suo allievo, ma così male, che venne creato questo scherzo: Esser meglio stare nell’inferno, dipinto dal Moroni, a Gorlago, piuttostochè nel cielo fatto dal suo allievo. II Moroni lasciò moglie e figli, ma più di questo non sappiamo sulla sua famiglia. |
Alcune
Opere dell'artista